NOMEN OMEN
Se ti chiami Guglielmo Brutus Icilius Timeleone Libri Carucci dalla Sommaja, qualcosa nella vita devi per forza combinare. Tutto sta nel capire esattamente cosa.
Il conte Guglielmo Libri (ecc.ecc.), vissuto nel 1800, è piuttosto conosciuto per due aspetti alquanto differenti della sua attività. In Europa era un quotato matematico che amava, forse condizionato dal suo nome, collezionare libri. Nello stesso tempo, però, era anche un bibliofilo che non considerava sempre onorevole, forse per il fatto che era di alto lignaggio, acquistare i libri che amava, ma preferiva rubarli appena ne aveva l’occasione.
Detto così potrebbe sembrare che avesse trafugato qua e là qualche tomo sulle bancarelle dei mercatini. In realtà, dopo aver svaligiato impunemente per anni la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, si era dato alla macchia ed era riuscito ad accreditarsi a Parigi per la sua erudizione e la sua indiscussa competenza ed era stato nominato “Secrétaire de la Commission du Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de France”.
In pratica gli avevano dato le chiavi della cassaforte libraria francese, a cui attinse a piene mani.
A un certo punto, come tutti i “bibliofili” oculati che si rispettino, cominciò ad avere il sentore che la sua passione stesse per diventare in qualche modo di dominio pubblico, e pensò bene di raccogliere di nuovo tutte le sue scartoffie e andarsene verso lidi dove non ci fossero così tanti proprietari di musei dalle vedute limitate e inspiegabilmente attaccati alle loro opere. Quindi impacchettò i volumi che con così tanta fatica aveva “raccolto” (quasi 30.000, uno più, uno meno) e fece in modo di imbarcarsi per l’Inghilterra.
Ma anche qui dopo qualche tempo l’atmosfera si fece un po’ pesante e così decise di vendere la sua collezione, che ormai era diventata di 1800 manoscritti e oltre 40.000 volumi – ad onor del vero per una buona parte comunque acquisiti correttamente – a Lord Bertram Ashburnham.
Dopodiché fu condannato in contumacia dalla Francia, rientrò in possesso di circa un terzo dei suoi libri, visse nell’agiatezza ricavando un milione di sterline con due aste, fece ritornò in Italia e infine morì nel 1868. Insomma, sicuramente una vita intensa.
Prima di concludere questo breve riassunto dell’esistenza di un uomo che sicuramente adorava (a modo suo) la carta, ci sono due cose che vorrei segnalare.
La prima è che, nell’anno del 500mo anniversario della nascita di Leonardo, Guglielmo Libri va comunque citato. Perché tra le sue carte rubate c’erano diversi fogli strappati da manoscritti leonardeschi, che il conte decise di ricomporre di suo pugno in raccolte che poi vendette a Lord Ashburnham e che esistono ancora adesso (con i nomi di Manoscritto A e Manoscritto B).
La seconda è che Bill Gates nel 1994 ha acquistato uno dei manoscritti di Leonardo (il codice Leicester) per oltre 30 milioni di dollari, stabilendo il record per il manoscritto più pagato al mondo.
Ovviamente se Guglielmo avesse potuto consigliare Bill, probabilmente gli avrebbe detto che ci sono metodi assai meno costosi per farsi una biblioteca.